Unioni civili: reato (anche) per il partner che non paga il mantenimento
Ieri il Governo ha approvato in via preliminare i tre decreti legislativi che attuano la legge Cirinnà modificando anche il codice penale. Tutte le novità
Dopo circa 4 mesi dall'entrata in vigore della legge Cirinnà sulle unioni civili, parte l'attuazione delle disposizioni nella stessa contenute affidate, nel frattempo, ad una normativa "ponte". Ieri, infatti, il Governo ha dato il prima via libera (preliminare) a tre decreti legislativi necessari a fissare la cornice attuativa della disciplina varata nei mesi scorsi con la l. n. 76/2016 (per approfondimenti, "Unioni civili: tutti i punti essenziali della nuova legge").
I tre provvedimenti, in particolare mirano, in conformità alla delega affidata all'esecutivo, ad adeguare e a coordinare le nuove norme sulle unioni tra persone dello stesso sesso, con le disposizioni esistenti sull'ordinamento dello stato civile, a modificare e riordinare le norme del diritto internazionale privato e il codice penale.
Ecco, in sintesi, le novità:
Lo stato civile
Il primo decreto, sulle iscrizioni, trascrizioni e annotazioni negli uffici dello stato civile, adegua le norme attualmente esistenti, prevedendo, tra le altre cose che, come per il matrimonio, il partner dell'unione civile che decida di aggiungere al suo il cognome del partner, non perda il suo cognome d'origine.
Rispetto alla norma ponte (il dpcm n. 144/2016), quindi, che, istituisce, tra l'altro, nei comuni il registro provvisorio delle unioni civili, con tali norme non è necessario produrre alcuna modifica anagrafica.
Il diritto internazionale
Sotto il profilo del diritto internazionale, spiega il comunicato del Governo, le norme che hanno avuto ieri il sì preliminare di Palazzo Chigi "evitano le possibili elusioni della disciplina italiana quando non esistono profili oggettivi di transnazionalità", come per esempio quando si tratta di un'unione civile contratta all'estero da cittadini italiani che abitualmente vivono in Italia. Anche in questo caso, l'unione sarà regolata dalla legge italiana.
Il terzo decreto, infine, interviene sul codice penale,apportando modifiche ad alcuni articoli, per consentire, anche in tale ambito, "l'equiparazione del partner dell'unione civile, al coniuge". Nel dettaglio, si consente che possa operare il reato di violazione degli obblighi di assistenza familiarea carico del partner dell'unione civile che commetta inadempienze nei confronti dell'altro. Si potrà, inoltre, applicare al reato di omicidio l'aggravante prevista quando la vittima è coniuge di chi ha commesso il fatto, anche laddove il fatto avvenga tra due soggetti legati da unione civile.
L'iter dei decreti
I tre provvedimenti ora dovranno essere esaminati dalle commissioni competenti di entrambi i rami del Parlamento che dovranno esprimere il proprio parere entro 60 giorni. I tempi sono piuttosto stretti, giacchè il Governo deve attuare la delega, approvando in via definitiva i decreti legislativi, entro il prossimo 5 dicembre (6 mesi dall'entrata in vigore della legge). Ma è la stessa legge Cirinnà a lasciare una via d'uscita: considerato che il termine fissato per i pareri parlamentari è troppo ravvicinato alla scadenza che il Governo deve rispettare (salvo un esame lampo da parte delle commissioni), l'esecutivo avrà altri 3 mesi (ossia fino al 5 marzo) per l'adozione definitiva dei decreti attuativi.
Nel frattempo, si potrà continuare ad applicare la normativa ponte, ivi comprese le formule fissate dal Viminale durante l'estate per la celebrazione delle unioni.