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Lo STUDIO LEGALE "AVV. VANIA SCIARRA" si trova in Via Fedele Romani n. 15 (PE) - I recapiti telefonici sono: Tel. Cell. 339.7129029. A ROMA Via Lucantonio Cracas n. 7 e a PIACENZA Viale Malta n. 12. Indirizzo di posta elettronica: avv.vaniasciarra@libero.it
L'Avv. VANIA SCIARRA è avvocato matrimonialista specializzato nel diritto di famiglia, in particolare nella soluzione stragiudiziale e giudiziale delle controversie in ambito matrimoniale, SEPARAZIONI e DIVORZI, e nell'ambito di CONVIVENZA more uxorio.
E' possibile ricevere assistenza legale - oggi grazie anche all'introduzione del PCT (Processo Civile Telematico) - SULL'INTERO TERRITORIO NAZIONALE, ed in tempi brevissimi, grazie agli interventi legislativi di modifica apportati in materia con il D.L. 12 settembre 2014 n. 132 (G.U. n. 212 del 12.09.2014)(Procedura di negoziazione assistita da un avvocato - Divorzio breve).




SEPARAZIONE E DIVORZIO: Assegno unico figli: la guida

Assegno unico figli: la guida

Prende forma l'assegno unico e universale per i figli dopo l'approvazione del decreto attuativo da parte del Cdm. Ecco la guida completa

Assegno unico e universale

Il 18 novembre 2021 CdM ha detto sì al decreto che attua quanto stabilito dal disegno di legge con cui, a marzo scorso, il Governo era stato delegato ad adottare misure a sostegno dei figli a carico attraverso l'assegno unico e universale.

Il decreto riordina, semplifica e potenzia le misure finalizzate a sostenere le famiglie con figli a carico, grazie appunto all'assegno unico e universale.

Ricordiamo che l'assegno unico e universale è una delle misure introdotte dalla manovra 2021, destinata alle famiglie con determinati requisiti ISEE.

Cos'è l'assegno unico per i figli

L'assegno unico per i figli è una misura voluta fortemente dalla Ministra della Famiglia Elena Bonetti e rientrante nel Family Act. Gli obiettivi che si vogliono perseguire con questa misura sono fondamentalmente tre: favorire la natalità, sostenere la genitorialità e promuovere soprattutto l'occupazione femminile. Si chiama assegno universale perché si fonda sul principio universalistico, che prevede l'attribuzione dell'aiuto a tutti i nuclei familiari che hanno figli, nei limiti naturalmente delle risorse disponibili. L'assegno infatti viene modulato in base all'ISEE del nucleo familiare e all'età dei figli a carico.

Perché "assegno unico"?

Si chiama "assegno unico" invece perché al suo interno sono comprese tutte le detrazioni, gli incentivi, gli assegni, gli sgravi e i mini bonus già previsti per le famiglie italiane con figli, che resteranno attivi fino all'entrata a regime dell'assegno unico e universale. Misura che ha infatti lo scopo di sostituire le seguenti: l'assegno ai nuclei familiari con almeno tre figli minori, l'assegno di natalità, il premio alla nascita, il fondo di sostegno alla natalità, le detrazioni fiscali contemplate dal Testo Unico delle imposte sui redditi per i figli a carico, l'assegno per il nucleo familiare e gli assegni familiari contemplati dal TU delle norme sugli assegni familiari.

A chi spetta

L'assegno unico e universale è destinato alle famiglie con prole e viene riconosciuto a partire dal settimo mese di gravidanza fino al compimento dei 21 anni dei figli, limite di età che non è previsto se il figlio è disabile.

Esso viene riconosciuto a entrambi i genitori nella stessa misura. In assenza il beneficio spetta a chi esercita la responsabilità genitoriale. In presenza di una crisi coniugale che porta alla separazione o al divorzio, se i coniugi non si accordano, l'assegno spetta al genitore presso cui sono affidati i figli.

Requisiti di accesso

Hanno diritto ad accedere all'assegno unico e universale i soggetti che presentano i seguenti requisiti:

  • possesso della cittadinanza italiana o di uno Stato membro dell'Unione europea o di uno Stato non appartenente all'Unione europea o del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo o per motivi di lavoro o di ricerca per un periodo superiore a sei mesi;
  • assoggettamento al pagamento dell'imposta sul reddito nel territorio italiano
  • residenza o domicilio nel territorio italiano;
  • residenza in Italia per almeno due anni, anche se non in modo continuativo, o titolarità di un contratto di lavoro a tempo indeterminato, o determinato purché della durata minima di 2 anni.

A quanto ammonta l'assegno unico

L'importo dell'assegno unico e universale varia in base al variare dall'ISEE del nucleo familiare e alla presenza al suo interno di più figli o di figli con disabilità.

L'importo dell'assegno in ogni caso è maggiorato rispetto a quello previsto per i figli minorenni e per quelli di maggiore età a carico se ricorrono le seguenti ipotesi:

  • se nascono altri figli dopo il secondo;
  • se le madri hanno un'età inferiore ai 21 anni;
  • se nascono figli con disabilità, sono previste maggiorazioni che variano anche in base al grado della disabilità.

Da quando decorre l'assegno

Le domande potranno essere inoltrate a partire da gennaio 2022, ma l'erogazione vera e propria inizierà a marzo 2022.

Assegno diretto per i figli maggiorenni

L'assegno unico per i figli maggiorenni, dai 18 ai 21 anni può essere corrisposto in via diretta al figlio.

Costoro però possono godere dell'assegno unico se risultano iscritti a un corso professionale o di laurea, se svolgono tirocinio o un'attività lavorativa retribuita, se sono occupati nel servizio civile o se risultano in stato di disoccupazione e in cerca di un lavoro presso un centro per l'impiego.

Misure compatibili con l'assegno

L'assegno unico e universale è compatibile con il reddito di cittadinanza, anche se naturalmente ai fini della determinazione del suo ammontare si tiene conto della quota del beneficio di cittadinanza spettante ai minori. Esso è altresì compatibile con gli aiuti erogati dalle regioni, dalle province autonome di Trento e di Bolzano e dagli altri enti locali.



 

 

SEPARAZIONE E DIVORZIO: Alienazione parentale fuori dalle aule giudiziarie

 

Alienazione parentale fuori dalle aule giudiziarie

La riforma del processo civile istituisce il rito unico per la famiglia e impone ai CTU di attenersi ai soli protocolli e metodologie riconosciuti dalla comunità scientifica

Sindrome da alienazione parentale fuori dalle aule giudiziarie

La c.d. sindrome da alienazione parentale resta "fuori" dalle aule giudiziarie italiane. È l'effetto della legge delega per la riforma del processo civile.

Della c.d. "Sindrome da Alienazione Genitoriale o da Anaffettività Genitoriale" (Parental Alienation Syndrome - PAS) si è discusso molto negli ultimi anni e il tema ha avuto una certa risonanza anche in virtù del fatto che, nel nostro paese, tale "sindrome" è stata richiamata, direttamente o indirettamente, in occasione di diversi procedimenti riguardanti l'affidamento dei figli.

 A teorizzare la PAS è stato per primo lo psichiatra americano Richard Gardner, che l'ha descritta "come un'ipotetica e controversa dinamica psicologica disfunzionale che si attiverebbe sui figli minori coinvolti in contesti di separazione e divorzio conflittuale dei genitori, non adeguatamente mediate".

 In parole povere, trattasi di "condizionamenti psicologici" messi in atto da un genitore (c.d. alienante) nei confronti dei figli, un "lavaggio del cervello" che ha lo scopo di allontanare la prole dall'altro genitore (c.d. alienato), stimolando nei confronti di quest'ultimo atteggiamenti di astio e disprezzo ingiustificati.

Le critiche alla PAS

Tuttavia, l'esistenza della PAS non è affatto pacificamente condivisa in seno alla Comunità scientifica, anzi, appare assai dibattuta in molti paesi. La maggior parte degli studiosi, infatti, dubita si possa parlare di una vera e propria "sindrome" ed è per questo che la PAS non è ad oggi riconosciuta ufficialmente come un disturbo psicopatologico dalla maggioranza della Comunità scientifica e legale internazionale.

 Anzi, la stessa non risulta neppure inserita in alcuna delle classificazioni in uso, come ha evidenziato il Ministro della Salute Roberto Speranza rispondendo nel 2020 a un'interrogazione parlamentare sulla PAS.

La mancanza di evidenze scientifiche non ha ostacolato, tuttavia, l'ingresso della sindrome da alienazione parentale nelle aule giudiziarie, dove in alcuni casi ha costituito un criterio che ha guidato l'operato dei giudici, con il supporto dei consulenti tecnici, in vista delle decisioni sull'affidamento dei minori.

 Da ultimo, un'autorevole "censura" alla PAS è giunta addirittura dalla Corte di Cassazione, contenuta nelle conclusioni rassegnate dalla Procura Generale in relazione alla una vicenda di un bambino, allontanato dalla madre e collocato in casa famiglia a seguito delle denunce di violenza a carico del padre.

 Il documento, pur non menzionando espressamente la PAS, evidenzia come il provvedimento impugnato non abbia indicato alcun fatto, circostanza o comportamento tenuto dalla madre e pregiudizievole al figlio, evocando solo concetti evanescenti, come "l'eccessivo invischiamento", "il rapporto fusionale", rispetto ai quali "è impossibile difendersi non avendo essi base oggettiva o scientifica, essendo il risultato di una valutazione meramente soggettiva".

Cosa prevede la riforma del processo civile

In questo percorso dissestato, affatto scorrevole e lineare, emerge da ultimo il fondamentale tassello posto dalla riforma della giustizia civile.

 In ambito squisitamente processuale, una delle maggiori novità è quella che introduce un rito unificato denominato "Procedimento in materia di persone, minorenni e famiglie" che riguarderà tutti i procedimenti relativi allo stato delle persone, ai minorenni e alle famiglie di competenza del tribunale ordinario, del tribunale per i minorenni e del giudice tutelare.

 Esclusi dall'ambito operativo del nuovo rito saranno i procedimenti volti alla dichiarazione di adottabilità, quelli di adozione di minori di età nonché quelli attribuiti alla competenza delle sezioni istituite dal D.L. 13/2017.

 Tale innovazione servirà ad allineare alcune differenze di trattamento a livello processuale tra situazioni analoghe, oltre che a riordinare e semplificare la disciplina attualmente esistente in un'ottica di efficienza e speditezza.

 Per quanto riguarda i processi che confluiranno nel rito unico, il legislatore ha inteso conferire un'attenzione particolare a vicende delicate, quali le situazioni in cui siano presenti allegazioni di violenza domestica o di genere, nonché quelle riguardanti i minori e il loro ascolto, con l'obiettivo di assicurare un'adeguata tutela.

Protocolli e metodologie riconosciuti dalla comunità scientifica

La riforma prevede, ad esempio, che qualora il figlio minore rifiuti di incontrare uno o entrambi i genitori, il giudice, personalmente, sentito il minore e assunta ogni informazione ritenuta necessaria, debba accertare con urgenza le cause del rifiuto e assumere i provvedimenti nel superiore interesse del minore, tenendo conto - nella determinazione dell'affidamento dei figli e degli incontri con i figli - di eventuali episodi di violenza.

 Ed è a questo punto che arriva la "stoccata" nei confronti della sindrome da alienazione genitoriale. La riforma infatti prevede che il consulente del giudice eventualmente nominato dovrà attenersi "ai protocolli e alle metodologie riconosciuti dalla comunità scientifica senza effettuare valutazioni su caratteristiche e profili di personalità agli stessi estranei".